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Questa sarà la famigerata notte di Halloween. Per quanto mi riguarda è una notte del tutto inutile, una scusa importata dall’estero per far ingrassare come tacchini d’allevamento i commercianti nostrani. Io non voglio essere da meno. Anch’io voglio dare il mio macabro contributo. Certo, non ci guadagnerò nemmeno un centesimo a scrivere una stupidaggine per questa serata, divertente solamente per i bambini americani, truccati da mostriciattoli, giacché questo è l’unico giorno dell’anno in cui possono mascherare la propria obesità. Come il buon vecchio e caro tubo catodico ci ha insegnato, questi marmocchi gironzolano per le strade, di casa in casa, strillando e chiedendo dolci; quasi come non ne mangiassero già abbastanza durante tutto l’anno. Ingrassate Hansel e Gretel! Mangiate fino a morire, tanto la strega è uscita di casa e voi, anziché scappare, finirete con il divorarvi l’intero edificio in marzapane e, una volta resi immobili dalla sazietà e dalla vostra pigrizia, finirete carbonizzati nel forno.
Qui invece molti si vergognano di andare in giro mascherati. Qui ci si vergogna addirittura di camminare e guardarsi per un istante negli occhi. Qui Halloween è una notte come le altre, anche se qualcuno cerchi di dimostrare che sia una serata speciale, simbolo della civiltà contemporanea, importata dalla grassa America. Per come la vedo io, è giusto un’ottima occasione per consumare più alcolici del normale. Il 31 ottobre italiano è la vigilia di Ognissanti (per quelli che si definiscono cristiani), stabilita per commemorare kamikaze, noti ed ignoti, defunti in nome di una croce della sofferenza. Al contempo è la data dell’affissione delle 95 tesi luterane sul portone massiccio della chiesa di Wittenberg. Era la folle sfida di un teologo audace ai danni di una chiesa cattolica presuntuosa e ben poco penitente, ormai corrotta fino alle più profonde fondamenta. Per i Celti invece rappresentava il loro giorno di festa più importante, il Capodanno. Un non-giorno inesistente, fuori dal calendario, fondamentale per la congiunzione tra l’anno vecchio e quello nuovo. Il momento giusto per riporre il raccolto all’interno dei magazzini e custodirlo per tutto l’inverno; oltre a questo, rappresentava anche il giusto momento per commemorare la morte dei propri caduti con onore. E’ anche la giornata mondiale del risparmio. Per fortuna vostra, marmocchi grassi!
Sono le sei di sera ed il sole è tramontato da una mezzora buona. Sono seduto in una biblioteca e a quest’ora del sabato non c’è più nessuno, a parte un ragazzo seduto a due metri da me. Davanti c’è una finestra, dalla quale vedo il giardino di fronte. Inizia a levarsi una spessa foschia e le luci dei lampioni si fanno molto più fioche di prima. Sto cercando l’ispirazione per la mia storia dell’orrore. Sto tentando di scrivere qualcosa su di un foglio bianco, ma non mi vengono idee azzeccate. L’ambientazione ce l’ho. Un vecchio castello disabitato e diroccato al centro di un bosco. Il protagonista anche. Una giovane ragazza che ha perso di vista la sua amica del cuore e, nel cercarla, si è trovata davanti a quel castello inquietante. Il ragazzo vicino a me indossa una felpa molto larga, bucherellata, e ha i capelli neri di pece; mi paiono leccati e piuttosto luridi. L’ho sbirciato per un secondo. Sembra che stia studiando un libro, al cui interno sono stampati grafici e formule. Forse ho fatto centro. Starà studiando economia o qualcosa di sicuramente simile. Devo cercare l’ispirazione altrove. Dov’ero rimasto? Giusto. La protagonista davanti al castello. Ma perché è andata a farsi una gita in un bosco con la sua amica del cuore? Dovrei trovare una buona motivazione. Si è recata fin là per effettuare una ricerca di biologia sulle spore dei funghi, commissionata dal vecchio professore noioso di scienze. Altrimenti potrebbe essere fuggita di casa, in seguito a oppressioni e a maltrattamenti da parte dei genitori bigotti. Credo che sceglierò la seconda ipotesi. L’economo trasandato di fianco a me sta mettendo il libro di formule e grafici nel suo zaino. Mi distrae. Ora sta estraendo dallo stesso zaino un computer portatile. Ha uno schermo gigantesco e la marca in superficie è il top di gamma, si vede che ha i soldi quello lì. Lo avvia. Passa qualche istante e prima che fuoriesca la melodia dell’inizializzazione, il ragazzo inserisce due auricolari nella presa audio e se li infila nelle orecchie. Decisa la causa per la quale la protagonista, che chiamerò… Vediamo… Mmmmm… Sabrina. Sì, può andare! Allora, Sabrina scappa di casa con la sua migliore amica, che perde nel bosco… Perché la perde? Questo è facile. Mentre entrambe sono intente a camminare e attente a non far alcun rumore per paura di essere attaccate da qualche creatura, l’amica scompare all’improvviso. Inutile dire che sarà spiegato tutto più avanti. Ma che fa quel tipo? Si è messo a scrivere al portatile.
CH CH CHCHCHCHCH CHCH CH CHCHCHCH CH.
Ma che casino!!! Sembra che stia martellando ferocemente, con la punta delle grasse dita, su quei poveri tasti. Comunque. Vediamo. Dopo che non trova l’amica potrei scrivere un suo trip mentale. Ora.
CHCHCH CHCH CH CHCHCHCHCH CHCH.
Questo però la deve smettere! Sta iniziando a darmi sui nervi. Allora. Sabrina si ritrova davanti al castello di pietra grigia ed in rovina. Sente che l’aria si fa strana. Più si avvicina più la nebbia si alza. Vorrebbe scappare ma sa che, dentro a quel misterioso cumulo di macerie ben ordinate, c’è qualcosa che l’attrae e soprattutto potrebbe esserci nascosta l’amica… Elisabeth. Ecco! Adoro i nomi stranieri!
CHCHCHCHCH CHCHCHCH.
Ma che sta scrivendo quel tipo? Il rumore è assillante. Non riesco a pensare. Non ha la faccia di uno che sappia scrivere. Quando si scrive a macchina il rumore è minimo, come quello che fanno i polpastrelli di un esperto pianista quando accarezza i tasti del suo pianoforte. Inoltre non si guarda mai la tastiera, diversamente da come fa il mio caro economo qui!
CHCHCHCHCHCH CH CHCH CHCH CHCHCHCHCH.
Forse si è dato ad un componimento epico… Mah.
- Shhhh! – gli faccio, voltandomi verso di lui con aria seccata.
Non sembra avermi udito. Si vede che starà ascoltando quella musica da scemi, simile al trambusto di trapani e martelli pneumatici misti a voci metalliche. Non ho ancora scritto il mio racconto, maledizione!
CHCHCCHCH CHCH CHCH CHCHCHCH CH.
Bene! Ora mi ha proprio stancato. Il mio foglio è ancora vuoto. C’è una cosa che già disprezzo, la sua incoerenza. Uno che se ne va in giro da barbone, atteggiandosi tale, e che poi non è altro che un figlio di papà, dal quale ha imparato soltanto l’indifferenza verso gli altri, è una persona che va punita! Ora mi alzerò. Gli strapperò gli auricolari dalle orecchie. Lo guarderò con tutto il mio odio, fissandolo nei suoi occhi minuscoli. Gli stamperò sulla guancia sinistra le cinque dita della mia mano destra. Gli prenderò il computer, lo sfrutterò come oggetto contundente e gli sfascerò il cranio. Deve sanguinare come un bue sacrificale! Infine lancerò quel maledetto portatile, prova del mio reato appena commesso, fuori dalla finestra, frantumandola e magari tagliandomi anche con qualche sua scheggia. Scapperò. Ma forse è meglio di no. Potrei anche fare finta di nulla perché ci tengo che qualcuno legga quello che ho scritto per questa pessima notte di Halloween. Ora inizio a scrivere qualcosa. In fondo non mi ci vuole tanto tempo a scrivere qualcosa di carino. Potrei anche…
CHCH CHCHCHCHCHCH CH CH CHCH CHCHCHCH CH.
- ORA TI AMMAZZOOO!
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