i-Ku

3 novembre 2019

31 ottobre

È la notte del 31 ottobre,
un pretesto per indossare una maschera
sopra quella che già spesso calziamo,
forse la migliore a disposizione
al gran ricevimento dei nostri detrattori.

Mastico ghiaccio
al profumo di Chivas,
non me la sento di uscire.
Due chiacchiere, perché no?, le farei anche,
più per noia che voluttà.
La compagnia a volte redime,
ma non quando ti senti chiuso, o vuoto,
come la notte il Monumentale.

I Massimo Volume suonano Torino,
cazzo di città asintomatica,
malata da generazioni
di una cancrena chiamata Incertezza.
Immagino strade possibili 
e binari interrotti,
avrei voglia comunque di farmi male: 
sudare l'ultima goccia
di dignità 
in questo deserto socio-relazionale.

Non ha senso, ritratto
con me stesso
il ritratto di me stesso -
i giochi di parole m'hanno sempre turbato,
eppure non mi vengono mai in soccorso,
quando, perplesso, mi scruto allo specchio.

Provo tenerezza
per quel che sono diventato,
mi trattengo dal singhiozzare
nella speranza che qualcuno mi dimostri
che la nostra esistenza non sia vana:
da sempre, ancora, una maschera portiamo;
cosa accadrebbe se ce la strappasse ora
chessò, qualcuno che amiamo?

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